Il rispetto delle normative e la trasparenza nei processi sono pilastri fondamentali per garantire correttezza e fiducia tra gli operatori economici coinvolti nelle gare d’appalto. Nel momento in cui si mettono insieme situazioni di integrità e di legalità, le decisioni potrebbero portare a controversie rilevanti e complesse. In queste situazioni, diventa ancora più importante garantire che ogni passaggio del processo sia condotto in modo chiaro e conforme alle leggi in vigore, affinché tutte le parti coinvolte possano avere la certezza di una giusta competizione.
Il contesto della partecipazione agli appalti pubblici
La partecipazione agli appalti pubblici è regolata da normative piuttosto stringenti che stabiliscono criteri chiari per garantire la qualità e l’affidabilità delle aziende selezionate. Tra i requisiti fondamentali c’è sicuramente la certificazione SOA, che attesta l’idoneità tecnica ed economica dell’azienda non ché la sua appartenenza alla categoria specifica di opere indicate nel bando. Questo criterio – e a questo proposito segnaliamo che è possibile visionare la lista completa delle categorie SOA nel sito SoaSemplice.it – permette di selezionare solo le imprese effettivamente in grado di gestire la tipologia specifica di lavori richiesta, un aspetto che contribuisce a preservare la sicurezza e l’efficacia nei progetti pubblici.
In generale, comunque, in un contesto in cui ogni decisione può influire non soltanto sull’esito della gara, ma anche sulla reputazione delle imprese, è essenziale trovare un equilibrio tra ciò che prevedono le norme e le garanzie procedurali. La recente sentenza numero 3300 del 2024 del Tar della Sicilia si inserisce in uno scenario di questo tipo, perché affronta le complesse dinamiche tra il diritto di partecipazione alle gare pubbliche e le possibili implicazioni legate a reati penali. La decisione del Tribunale Amministrativo Regionale intende chiarire questi aspetti, esaminando le responsabilità delle amministrazioni e i diritti dei partecipanti in un panorama giuridico sempre più articolato.
La controversia sull’esclusione automatica
L’esclusione di un operatore economico in seguito ad un rinvio a giudizio può avvenire in modo automatico? È questo il centro della controversia che si è venuta a creare tra una S.r.l. e il Comune, stazione appaltante per un progetto di costruzione di un parco giochi. La società in questione aveva presentato l’offerta più vantaggiosa. Ma il Comune ha deciso di escludere l’azienda per la presenza di un certificato che indicava il rinvio a giudizio del legale rappresentante per la motivazione di turbata libertà degli incanti. Secondo quanto dichiarato, l’esclusione è stata giustificata dalla gravità del reato e dall’incidenza negativa sull’integrità professionale della società.
Il Comune ha sostenuto, nello specifico, che il reato contestato era di particolare gravità e avrebbe inciso sulla professionalità e all’affidabilità della società e che la decisione si basava sull’articolo 98 del D.L. numero 36 del 2023, che consente le esclusioni in caso di illeciti gravi dal punto di vista professionale, una scelta che lascia ampio margine di discrezionalità alle stazioni appaltanti. Infine, il Comune ha deciso di rinnovare la gara, ritenendo non sufficientemente vantaggiose le offerte residue.
La società ha contestato questa decisione di esclusione, sostenendo che sarebbe stata necessaria una valutazione con un maggiore approfondimento, attraverso un contraddittorio. L’azienda ha inoltre messo in evidenza che il rinvio a giudizio era stato notificato soltanto dopo l’adozione del provvedimento di esclusione e quindi sarebbe stato impossibile dichiarare questa situazione nel momento della partecipazione. Secondo la S.r.l., sarebbe stato necessario un diretto confronto con la stazione appaltante.
La decisione del Tar Sicilia e la rilevanza della corretta istruttoria
Il Tar Sicilia ha raccolto il ricorso della S.r.l., evidenziando come la pendenza di indagini preliminari non costituisca di per sé un obbligo di dichiarazione da parte dell’operatore economico, a meno che non vi siano atti formali come un invito all’interrogatorio.
La normativa di riferimento, in base al D.L. numero 36 del 2023, stabilisce che un operatore può essere escluso soltanto quando sussistono sufficienti elementi che comprovano un illecito grave, compromettendo l’affidabilità dell’impresa. Inoltre, nell’articolo 98 vengono elencate le condizioni per l’esclusione e si specifica che il rinvio a giudizio costituisce un mezzo di prova adeguato, ma non è definitivo, e che ogni decisione deve essere supportata da un’esaustiva istruttoria.
Secondo il Tar della Sicilia, non può essere ammesso un automatismo, perché è necessario un contraddittorio che consenta di valutare tutte le circostanze, anche quelle favorevoli all’operatore economico.
Inoltre, il Tar ha specificato che l’esclusione senza un contraddittorio adeguato e senza tenere conto del momento in cui era stata notificata la richiesta di rinvio a giudizio ha compromesso i diritti dell’operatore. Quindi, il Tar ha dichiarato fondato il ricorso della S.r.l, evidenziando la necessità di una corretta istruttoria da parte dell’amministrazione.