Carissimi e diletti figli dell’amata Chiesa Cefaludense,
la pace di Cristo Risorto regni nei vostri cuori!
Questa è la prima Pasqua che celebro con voi e per voi ed in questa circostanza anch’io vi dico: «Ho tanto desiderato mangiare questa pasqua con voi»[1].
Questo ardente desiderio nasce dall’amore che Cristo Signore ha riversato nei vostri cuori fino a consegnare se stesso nel sacrificio della croce. La mia felicità è immensa quando riesco a comunicarvi con semplicità e trasparenza quanto Dio vi ama. La mia felicità siete voi perché rispondete all’Amore con amore.
Giovedì Santo.
Quale immenso dono è l’Eucaristia!
La vigilia della sua passione, nel pane e nel vino, Gesù ci consegna tutto se stesso; il suo corpo, il suo sangue, il suo amore, la sua gloria divina. Il mio stupore, unito a timore, è grande quando celebro e contemplo che questo mistero d’amore si compie tramite le mie povere mani. Durante la celebrazione eucaristica vorrei tante volte nascondermi e piangere di gioia per questo immenso dono consegnato alla mia povertà. Porto impressi nell’anima i vostri volti al momento di ricevere la santa Comunione. Volti di bambini che profumano d’innocenza, volti di anziani, a volte tanto curvi che non posso non chinarmi dinanzi alla loro fede, volti di giovani entusiasti della fede, il volto tirato e commosso di quanti si sentono indegni di accostarsi al dono della divina misericordia. Nel dialogo notturno durante l’adorazione eucaristica si ripeterà per voi, ne sono certo, il miracolo della cena di Emmaus. I vostri occhi lo riconosceranno nello spezzare il pane. In un attimo la vostra vita sarà attraversata dal profumo di quel pane ancora caldo d’amore.
Le parole di Gesù, tante volte ascoltate, cucite insieme dalla trama di un filo sottile che ha la sua origine nel cuore del Padre, vi accenderanno una fiamma viva nutrita dallo Spirito, e mormoreranno, come le onde del mare, un antico inno cantato da secoli dai nostri padri: Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli: non dev’essere gettato. Con i simboli è annunziato, in Isacco dato a morte, nell’agnello della Pasqua, nella manna data ai padri. Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi. Amen. Alleluia.
Venerdì Santo. Il momento più forte è il bacio della croce. Ognuno si porta in processione la propria croce e attraverso il bacio esprime la propria partecipazione ai patimenti di Cristo. Come il buon ladrone anch’io sento in quel momento di rubare l’amore di Cristo, ma proprio quel bacio mi dice che se non mi lascio lavare dal sangue delle sue ferite non sarò con lui nel suo Regno. In quel momento è Cristo che bacia le nostre piaghe e, come buon samaritano, versa sulle nostre ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Il nostro bacio si concretizza nella solidarietà verso i nostri fratelli sofferenti, novelli Cirenei che portano la croce dietro a Cristo. Attraversando le strade delle nostre parrocchie, dietro a Cristo e alla sua Madre Addolorata, scriveremo con l’inchiostro del nostro dolore una via crucis inedita, nascosta tra le case dei nostri paesi e diremo tutto il coraggio di attraversare la vita aggrappati alla Croce. Bagnate dalle lacrime di Maria, possano rifiorire speranze sepolte nel dolore. Sabato Santo. Giorno del grande silenzio. L’ora della Madre. Straziata dal dolore per il Figlio si aggrappò alla fede attendendo nella speranza l’alba della resurrezione. Maria veglia credendo, e crede pregando e così attraversò il buio del dubbio. Riascoltiamo dall’antica preghiera della Chiesa d’Oriente un brano del dialogo tra la Madre e il Figlio: Al contemplarti già morto, Signore, la Madre pura piangendo esclamava: – Non t’attardare, mia vita, tra i morti. – Madre, non piangere sopra di me, pensando chiuso in un buio sepolcro l’eterno Figlio che desti alla luce. Risorgerò con potenza e splendore e innalzerò fino a gloria immortale chi per amore e con fede ti canta: Mostraci o Madre il Figlio tuo risorto!
Domenica di Resurrezione.
Risorgere, ricostruire, ricominciare.
Sono queste le parole che si ascoltano dopo il cordoglio per le vittime di disastri naturali. Anche nelle tragedie più terribili l’ultima parola non si affida alla morte, ma alla vita. Il trionfo di Cristo, risorto da morte, infonda coraggio e rialzi in piedi quanti sono caduti nella trappola del male e porti il dono della pace in ogni casa, in ogni famiglia di tutti i popoli. Chiediamo al Signore che è risorto dalla sua tomba sigillata di scuoterci e di farci risorgere oggi. Celebriamo la Pasqua rialzandoci dalle nostre tristezze; lasciamo che si rotolino via le pietre di morte per ricostruire una umanità nuova, riconciliata e solidale.
Il vostro Vescovo.
✠ Giuseppe Marciante