Si voterà oggi (12 giugno) dalle 7 alle 23 in 120 comuni siciliani, compreso Cefalù, per eleggere i sindaci e rinnovare i consigli comunali e circoscrizionali. Si voterà anche per il referendum sulla giustizia, cinque i quesiti, e altrettante schede, che verrano sottoposti ai votanti. In 107 comuni, tra cui Cefalù, dove non si superano i 15 mila abitanti, sarà utilizzato il sistema maggioritario. Sarà eletto sindaco il candidato che riceverà più voti. Negli altri 13 comuni che superano i 15.000 abitanti se un candidato sindaco non dovesse raggiungere la maggioranza assoluta dei voti a primo turno, si andrà al ballottaggio che si terrà il 26 giugno.
Sono 5 i quesiti referendari a cui gli elettori sono chiamati a rispondere.
- Quesito 1 – scheda rossa: chiede di abrogare il cosiddetto decreto Severino. Attualmente, il decreto stabilisce il divieto di ricoprire incarichi di governo, l’incandidabilità o l’ineleggibilità alle elezioni politiche o amministrative, e la conseguente decadenza da tali cariche, per coloro che vengono condannati in via definitiva per determinati reati, anche se commessi prima dell’entrata in vigore del decreto stesso. Il decreto Severino stabilisce anche i criteri per quanto riguarda l’incandidabilità alle cariche elettive regionali o negli enti locali, e prevede – in caso di condanna non definitiva – la sospensione automatica dalla carica per un periodo massimo di 18 mesi. Se vincesse il “sì”, anche ai condannati in via definitiva verrà concesso di candidarsi per elezioni politiche e amministrative, o di continuare il proprio mandato. Verrà inoltre cancellato l’automatismo della sospensione in caso di condanna non definitiva. Come succedeva fino al 2012, e cioè prima dell’entrata in vigore del decreto Severino, torneranno a essere i giudici a decidere, caso per caso, se in caso di condanna sia necessario applicare o meno come pena accessoria anche l’interdizione dai pubblici uffici.
- Quesito 2 – scheda arancione: Interviene per limitare i casi in cui è possibile per i giudici disporre l’applicazione delle misure cautelari, cioè la detenzione preventiva di una persona non ancora condannata. Al momento i casi che giustificano l’applicazione delle misure cautelari sono indicati nell’articolo 274 del codice di procedura penale e sono: rischio di fuga, di inquinamento delle prove o che la persona indagata commetta altri reati. Se vincesse il “sì”, verrebbe eliminata l’ultima parte dell’articolo 274, e cioè la possibilità, per i reati meno gravi, di motivare una misura cautelare con il pericolo che la persona commetta altri reati: questa, secondo i promotori, è la motivazione che viene oggi usata con maggiore frequenza per imporre prima di una sentenza definitiva una limitazione della libertà personale.
- Quesito 3 – scheda gialla: Il quesito è molto lungo e riguarda il tema da tempo dibattuto in Italia della separazione delle funzioni giudicanti e requirenti dei magistrati. Oggi i magistrati possono passare dalla carriera di giudice (funzione giudicante) a quella di pubblico ministero (funzione requirente) e viceversa, con alcune limitazioni e non più di quattro volte. Il quesito riguarda l’abrogazione delle numerose disposizioni che fondano o danno la possibilità ai magistrati di passare da una carriera all’altra. Se vincesse il “sì” si separerebbero nettamente le due funzioni: a inizio carriera il magistrato dovrebbe dunque scegliere se diventare giudice o pubblico ministero, senza più la possibilità di passare dall’una all’altra funzione.
- Quesito 4 – scheda grigia: i magistrati vengono valutati dal Consiglio superiore della magistratura (Csm) ogni quattro anni sulla base di pareri motivati ma non vincolanti elaborati dal Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dai Consigli giudiziari, due organi composti da magistrati e membri laici (cioè avvocati e in alcuni casi professori universitari in materie giuridiche). Avvocati e docenti partecipano come gli altri membri all’elaborazione di pareri su diverse questioni tecniche e organizzative, ma sono esclusi dai giudizi sull’operato dei magistrati, in base ai quali, poi, il Csm dovrà procedere per fare le valutazioni di professionalità. Solo i magistrati, dunque, hanno oggi il compito di giudicare gli altri magistrati. Il quesito 4 chiede che la componente laica di questi due organi non sia esclusa dalle discussioni e dalle valutazioni che hanno a che fare con la professionalità dei magistrati. Se vincesse il “sì” i membri laici avrebbero diritto di voto in tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari.
- Quesito 5 – scheda verde: riguarda le norme che regolano l’elezione dei “membri togati” (cioè i magistrati) del Csm, l’organo di autogoverno della magistratura, modificando in particolare le modalità di presentazione delle candidature. Se oggi un magistrato si vuole proporre come membro del Csm deve raccogliere almeno 25 firme di altri magistrati a sostegno della sua candidatura. Se vincesse il “sì” decadrebbe l’obbligo della raccolta firme e si tornerebbe alla legge originale che dal 1958 regola il funzionamento del Csm: il singolo magistrato potrebbe cioè presentare la propria candidatura in autonomia e liberamente senza il supporto di altri magistrati e senza, soprattutto, l’appoggio delle “correnti” politiche interne al Csm. L’obiettivo del referendum, dicono i promotori, è dunque ridurre il peso di queste correnti nell’individuazione dei candidati.
Alla chiusura delle operazioni di voto, si procederà con lo spoglio delle schede dei cinque referendum sulla giustizia, mentre quello relativo alle amministrative verrà rinviato a domani, lunedì 13 giugno, a partire dalle 14. Sono in vigore alcune misure anti-Covid ad eccezione dell’obbligo di indossare le mascherine nei seggi, quest’ultima solo una forte raccomandazione come avviene ormai in tutti i luoghi pubblici: per l’ingresso ai seggi saranno previsti dei percorsi distinti rispetto a quelli di uscita appositamente segnalati, inoltre dovrà sempre essere assicurato il distanziamento di un metro. Gli elettori, inoltre, troveranno i dispenser per il gel igienizzante: bisognerà, infatti, igienizzarsi le mani prima di ricevere la scheda e la matita per votare; per l’accesso ai seggi non è richiesto il Green pass.